giovedì 18 dicembre 2014

Buon Natale

Pensando al natale ormai alle porte ricordo le parole di don Tonino Bello: " Buon natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza".
Qui in Malawi la speranza, come il sole, nasce ogni giorno...
Con la luce dell'aurora infatti questa piccola fetta di terra africana e' gia' in fermento... : strade, sentieri e campi si popolano di gente armata di zappe, secchi e catini colorati, chi in fila per prendere l'acqua al pozzo, chi in fila al mulino per far macinare il grano. I bambini che non zappano sono gia' occupati a saltare con una corda fatta di sacchetti di plastica legati l'uno all'altro; sia i grandi che i piccoli masticano soddisfatti manghi profumati e succosi che in questo periodo sono la loro colazione, il loro pranzo e la loro cena.
La preoccupazione per la pioggia che non arriva sembra non riguardare il popolo dell'alba... Questo Malawi fra le quattro e le cinque del mattino e' pieno di vita e di coraggio, pronto ad affrontare la giornata che lo attende e i canti, le chiacchiere e le risate che riempiono gli spazi stanno a testimoniare la gioia del risveglio...
E' in queste preziose ore del mattino che si respira la speranza e che ci si sente "popolo in cammino..."
Quando i colori del cielo e della terra diventano a dir poco accecanti e la luce ed il caldo del sole strappano le forze cominciano gli incontri...
Saituna Kazembe e' distesa a terra sopra una stuoia, sta vomitando e al mio ingresso nella capanna si affretta a ricoprire con la terra cio' che il suo stomaco non riesce piu' a trattenere. Guardandola penso a come qui la terra sia tutto : terra e' mais e vita, terra e' casa e giaciglio, terra e' gioco dei bambini, terra e' cio' che accoglie i corpi senza piu' vita. Dalla terra si nasce e alla terra si ritorna...
Accanto a Saituna il marito e i tre figli, la mamma e la sorella. Saituna ha un tumore all'utero in stadio avanzato, e' stata da poco trasfusa ma le sclere tornate bianchissime e la debolezza e la fatica del respiro e dei movimenti chiedono altro sangue che purtroppo non e' disponibile. In Malawi e' un grosso problema trovare donatori dal momento che la maggior parte della popolazione e' fatta di persone sieropositive, donne gravide e bambini ed inoltre Saituna ha la sfortuna di una diagnosi infausta che non permette il lusso di un ulteriore trasfusione anche qualora si trovasse del sangue.
Il mio primo incontro con lei risale a qualche mese fa, quando la rabbia per la malattia diagnosticata dominava sui severi dolori e sulle emorragie. C'era rabbia ed orgoglio in quella ragazza di cui non conoscevo ancora nulla... : quasi irritata dalla mia presenza, era infastidita dalle mie domande che volevano accertarsi avesse capito le modalita' di assunzione delle terapie. Saituna in quel primo incontro non era pronta ad ascoltare di piu'... Cosi' che le spiegazioni circa quanto stesse accadendo al suo corpo e alla sua vita sono arrivate piu' tardi, in risposta alle domande da lei stessa poste...
Dopo il superamento di questa fase critica che le impediva ogni tipo di autonomia Saituna aveva ripreso le forze ed era tornata a camminare e a svolgere piccoli compiti e lavori domestici tanto che riusciva ad arrivare lei stessa da me per prendere le terapie; con il ritorno delle forze era tornata anche la speranza finche', la scorsa settimana, e' stato il marito a farmi visita e a chiedermi di tornare da Saituna... : le pratico un'iniezione per alleviare il vomito, le aggiungo pastiglie di ferro ed antalgiche e affido alla mamma e alla sorella due sacchetti di plastica contenenti sapone, vaselina, olio, sale, zucchero, latte, riso,  farina di arachidi e soya. Mentre mi racconta del marito, tornato apposta dalle piantagioni dove stava lavorando, per starle accanto e dei suoi tre bambini la guardo e mi accorgo subito di avere davanti a me una Saituna nuova... : consapevole ma serena chiede alla piu' piccola delle bimbe di recitare ad alta voce le filastrocche e le canzoni imparate all'asilo e mi chiede di rimproverare il ragazzino piu' grande per il suo abbandono scolastico...e, mentre quella vocina che intona filastrocche mi riempie di emozione e commozione insieme, guardo quel "quadretto familiare" quasi fosse un presepe...
Saituna ha capito, non fa piu' domande, non e' piu' arrabbiata e non ha piu' nessuna illusione, non sente piu' il dolore e la stanchezza ma si riempie di vita guardando i suoi bambini, ascoltando le loro voci e facendo loro le raccomandazioni tipiche di una mamma ; Saituna sa che la sua vita ora continuera' in quella dei suoi figli...
L'abbraccio, faccio due battute con le quali scatta una risata comune e prometto ai bambini di tornare con quaderni, penne e matite colorate e caramelle purche' tornino a frequentare la scuola e ad obbedire ai loro genitori.
Tambula Adini fa parte del folto gruppo di persone che ogni martedi' accompagno all'ospedale di Mangochi a ricevere un'iniezione endovenosa di vincristina nella speranza che il sarcoma di Kaposi rallenti il suo decorso e conceda qualche mese in piu' di vita a chi, come Adini, ci convive da un po'...
Adini, regolare come un orologio, ogni lunedì si fa trasportare per trenta chilometri da una bicicletta sino a Namwera dove dorme nella hall di Tiyende Pamodzi e l'indomani approfitta del pick up del gruppo per percorrere gli altri quaranta chilometri che lo separano dall'ospedale di Mangochi. A quelli che come lui arrivano a Namwera la sera prima, si offre la polenta ed un posto per dormire ed e' cosi' che il pick up del martedi' si trasforma in una "grande famiglia..."
In questa grande famiglia Adini non ha un ruolo od una caratteristica particolari, e' discreto, silenzioso, non si lamenta mai di nulla e,cosa veramente rara da queste parti, non CHIEDE... , prende tutto come viene e, imperterrito, va avanti... Dal mese scorso pero' le sue condizioni sono notevolmente peggiorate e Adini a causa di una diarrea si e' dimezzato, asciugato... , non e' piu' in grado ne' di alzarsi ne' di stare seduto ; sono andata a trovarlo : la sua e' una capanna piccolissima fatta di una sola stanza, eppure in quel buco di terra buio Adini vive con moglie e figli ; la moglie, giovane quanto lui, non lo ha abbandonato come spesso succede quando le condizioni diventano particolarmente compromesse, continua a prendersene cura ; affido e spiego a lei i farmaci da somministrare e le lascio delle scorte di alimenti e sapone. Adini che pareva assente, ringrazia e mi saluta ricordandomi che il prossimo 16 dicembre ha il suo appuntamento a Mangochi per la vincristina : gli dico di non preoccuparsi e che, a seconda di come stara', decideremo insieme il da farsi.
Mentre risalgo in macchina penso alla moglie di Adini che lo assiste notte e giorno in quella minuscola dimora che, occupata interamente dal corpo del marito, non concede alcuna "via di fuga..." ; per lei nessun momento di sollievo, la vita e' Adini, la casa e' Adini e non e' contemplata neppure per un giorno la possibilita' di pensare ad altro... , non puo' andare in un'altra stanza per...cambiare aria o stare con i suoi bambini o semplicemente dormire... Le discussioni d'equipe dell'hospice dove lavoravo in Italia che sottolineavano l'importanza di prendersi cura e dare sollievo al famigliare oltre che al malato sono distanti... troppo distanti...
Mai Mbenjere e' una delle volontarie piu' anziane del gruppo ed e' una vera e propria forza della natura : piccola e minuta, pesera' si e no trenta chili con la montagna di vestiti che e' solita indossare uno sopra l'altro, non sa leggere e scrivere come la maggior parte della gente di qui ma e' di certo una grande lavoratrice e sa darsi da fare per i malati dei suoi villaggi.
Le distanze non la spaventano, i suoi piedi percorrono chilometri con la pioggia e con il sole... E' estremamente orgogliosa e soddisfatta di quello che fa e, pur non percependo stipendio, si sente realizzata e contenta tanto che ha persino trovato l'energia per costruire da sola una capanna di fango per accogliere i malati e gli eventuali operatori sanitari disposti a visitarli ; e' proprio nella sua "capanna-ambulatorio" che, lo scorso giovedi', ho fatto arrivare un medico dell'ospedale di Mangochi perche' visitasse i tanti bambini disabili della zona. L'iniziativa e' stata un successo : mai Mbenjere al culmine della gioia per essere diventata "collaboratrice" dell'ospedale governativo  e tante, tantissime famiglie toccate da disabilita'  finalmente degnate di attenzione e cura ; sono stati insegnati loro semplici movimenti e posture grazie ai quali i loro bambini saranno in grado di sviluppare piccoli ma importanti miglioramenti per una piu' decente quotidianita'... : semi di speranza fioriscono e si moltiplicano... Patuma, la mamma di Doreen, e' uno di questi semi... : dopo aver trascorso, lo scorso anno, quindici giorni in un centro di riabilitazione di Blantyre, dove le sono stati insegnati gli esercizi di fisioterapia da far fare alla sua bimba perche' impari, con appositi supporti, a stare seduta ed in posizione eretta, ha deciso di dedicare parte del suo tempo, in modo regolare e continuo, ad insegnare cio' che ha appreso ad altre mamme dei villaggi che non hanno avuto la sua stessa fortuna : ogni venerdi' pomeriggio Doreen, Juma, Dorothy, Shaban, Twaibu, Shakira, Samiatu si ritrovano insieme nel cortile antistante la capanna di Doreen e, distesi sui sacchi vuoti del mais, cominciano la "loro palestra" seguendo le indicazioni  che Patuma da ai rispettivi genitori. Io li guardo estasiata e, per l'ennesima volta, sento di essere nel posto giusto,il posto di cui ho bisogno...

"Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza". 
Buon natale!

lunedì 1 dicembre 2014

Mtima pa mwamba! (In alto i cuori!)



Non so esprimere a parole quanta vita sia trascorsa in quei 30 minuti in cui sono stata spettatrice incantata di abbracci autentici ed infiniti che hanno fatto di Barbara, Alessandro ed Aghi una cosa sola. In pochi istanti 1000 immagini sono passate davanti a me una dietro l'altra come in un film : tante fatiche, tante lacrime, tanti soldi, tante attese, tante preghiere, tanti ricordi e oggi 14/11/2014, tutto sembra acquistare un senso ed un valore che superano di gran lunga le difficoltà e i disagi incontrati...
La storia della piccola Agness mi aiuterà a guardare avanti con fiducia ricordando che c'e' un disegno molto piùgrande di quello riguardante le nostre vite personali, un disegno di cui spesso non riusciamo a capire la trama ma che a tempo debito acquista significato e ci consente di guardare più in la del nostro naso per scoprire più larghi orizzonti e respirare un po' d'infinito...
Cosi' e' stato con Agness... : una piccola orfana del Malawi che, oltre ad aver perso la madre poco dopo la nascita, ha anche avuto la sfortuna di soffrire ed essere in pericolo di vita per una anomalia cardiaca, la tetralogia di Fallot, in un paese come il Malawi in cui non esiste nemmeno un cardiologo.
Sento ancora, come fosse ora, quella sensazione di forte malessere provata di fronte alla richiesta di Rita di accompagnare in Italia la piccola Agness cosi' che al Gaslini di Genova potesse essere operata; il primo impulso era stato quello di rifiutare subito un tale compito dato che bruciava ancora ( e brucia tutt'ora ) la ferita lasciatami da Mussa, un ragazzino malawiano di 12 anni che, qualche anno prima, per un grave problema cardiaco, avevo portato per ben 3 volte sino in Kenya perchè fosse operato da un equipe inglese di cardiochirurghi : l'intervento era andato bene ma, come si suol dire, il paziente era morto. Le giornate di disperazione vissute in solitudine nella rianimazione dell'ospedale Mother di Nairobi, dove Mussa lottava fra la vita e la morte, cosi' come il ritorno a Chiumbangame, villaggio di Mussa, non con lui ma con la bara contenente la sua salma, sono immagini che mai più riuscirò a cancellare e che mi accompagneranno per tutta la vita; da qui la promessa fatta a me stessa di mai piu' assumermi in futuro una tale responsabilità. Ciononostante di fronte a me c'erano una bimba di pochi mesi che faticava a respirare e...Rita che, in quel periodo, mi stava aiutando ospitandomi nella sua casa dei volontari... : pertanto, con in braccio Agness che invece dei suoi 9 mesi ne dimostrava 3, mi sono ritrovata sull'aereo con un misto di agitazione e paura..., sentimenti che hanno raggiunto il culmine quando, in Etiopia, non ci e' stato consentito proseguire il viaggio per l'Italia a causa del mancato visto.
Ricordo molto bene il sorriso luminoso che Agness mi aveva regalato quando, sfinita dalla stanchezza, l'avevo finalmente appoggiata su quel grande e sciccoso letto matrimoniale dell'albergo di Addis Abeba, in attesa del volo che il mattino seguente ci avrebbe rimpatriato in Malawi.
Ricordo altrettanto bene lo stress di quella settimana di viaggi Namwera-Lilongwe Lilongwe-Namwera, con l'intento di ottenere il piu' presto possibile quel benedetto visto senza il quale Agness mai avrebbe potuto entrare in Italia : in quel frangente mi avevano particolarmente impressionata la tenacia, la perseveranza, la resistenza, la forza di volonta' dimostrate da Rita, disposta davvero ad ogni sacrificio per il bene di quella bimba; e poi...rieccoci di nuovo sull'aereo, questa volta con tutti i documenti in regola... 
La piccola, con la sua storia, aveva in poco tempo fatto innamorare di se' il mondo intero : tantissime infatti le persone desiderose di conoscerla e tante quelle che si sono prodigate ad aiutarla nei modi piu' diversi.
La convivenza con Aghi al Gaslini e' stata un'esperienza che mai dimenticherò: per la prima volta in vita mia il mondo era chiuso in una stanza e per di più d'ospedale...(benché per renderla più accogliente l'avessi arredata con le foto della vita del Malawi...). Per 3 mesi nella testa e nel cuore non c'e' stato spazio per nessuno e niente altro..., tutto era in funzione di quell'esserino per il quale, fra l'altro, ero diventata l'unico riferimento : i suoi occhi mi seguivano senza perdermi di vista un solo istante...ed io che in un tale contesto pensavo sarei "soffocata" mi ci trovavo invece a mio agio.
La sintonia ed il profondo legame creatisi fra me ed Agness sono stati poi arricchiti dalla stupenda presenza di Barbara ed Alessandro che, dal momento in cui sono entrati nelle nostre vite, non ci hanno più abbandonate; sono loro che quotidianamente ci facevano visita in ospedale, loro che ci avevano ospitato nella loro casa dopo le ultime dimissioni, loro che hanno saputo essermi accanto quando, poco dopo il primo intervento, Agness ha dovuto essere rioperata d'urgenza per la seconda volta a causa di una grave infezione.
Quei giorni sono stati in assoluto i più duri... : la mia testa sembrava non funzionare più, le lacrime continuavano ad uscire senza sosta e davanti ai miei occhi scorrevano in continuo e si mischiavano le immagini della rianimazione di Nairobi e quelle della camera operatoria del Gaslini, riaperta d'urgenza, nel primo pomeriggio, apposta per Agness.
Il livello di disperazione raggiunto in quelle giornate rimarrà un'intima confidenza fra me e...il mare di Genova.
Hanno curato la mia disperazione il tepore famigliare respirato nella " casa dell'albero" (cosi' mi piace chiamare la casa di Barbara ed Alessandro) e le tantissime persone che ogni giorno hanno saputo essermi accanto con le giuste parole ed i giusti silenzi, con telefonate, visite, scritti...
Passata la "bufera"  i 2 genovesi hanno continuato ad essere famiglia seguendoci sempre con affetto ed amicizia sinceri finché piano piano, in modo naturale e spontaneo, si e' fatto strada il sogno di donare ad Agness una famiglia autentica e reale a tutti gli effetti : consapevoli delle tante difficoltà che avrebbero dovuto affrontare, Barbara ed Alessandro hanno cosi' iniziato un percorso non facile per l'adozione..., un percorso fatto di prove, tensioni, attese snervanti, che si e' finalmente concluso con l'abbraccio avvolgente che oggi hanno potuto dare alla loro "principessa nera"...
E il miracolo dell'amore continua...prova ne e' la gioia contagiosa che tale notizia ha regalato alle tante persone che in misura diversa si sono lasciate coinvolgere in questa vicenda.
A volte i miracoli esistono, a volte le favole diventano realtà, a volte, come dice Assunta, e'  necessario rieducare la nostra mente ed il nostro sguardo a mantenere l'attenzione sulla BELLEZZA che ci circonda e di cui ogni essere umano e' parte integrante e riempire le nostre cellule della sensazione/emozione che tale bellezza riesce a procurarci.
Zikomo kwambiri Agness! Zikomo Barbara ed Alessandro! E... Zikomo alla vita...!