lunedì 1 agosto 2016

La meraviglia della vita è per tutti



Non potevano esserci parole più belle per ricordare Sandra Bongiolatti. Queste sono le riflessioni di Marina, la nostra amica-infermiera-referente in Malawi:

"Dopo 20 giorni della durata di un anno intero per intensità di emozioni e di vissuti rientro in Malawi con al collo un...ciondolo in più... : accanto al simbolo della pace e alla piccola Africa di legno c'e' ora il tau di Sandra ; ultima lettera dell'alfabeto ebraico, nonché segno distintivo di riconoscimento dell'appartenenza alla spiritualità francescana, il tau ha sempre accompagnato Sandra da quando l'ho conosciuta e cioè da almeno una ventina d'anni ; ora me lo ritrovo al collo e di tanto in tanto lo stringo tra le mani come se, cosi' facendo, i miei ricordi di Sandra diventassero più vivi e vicini... Non so descrivere le giornate appena trascorse allo Shelter accanto a Sandra allettata e senza più coscienza, alla sorella arrivata apposta dall'Italia, ai bambini chiassosi al pianterreno e in un silenzio interrogativo accanto al letto di Sandra e ad un andirivieni ininterrotto di gente di ogni nazionalità che, per diversi motivi residente in India, ha lasciato entrare lo Shelter nelle loro vite...
Importante ed indimenticabile la condivisione con Claudia, sorella  di Sandra e Maggie e Francis, la coppia indiana che ha saputo circondare di attenzioni ed affetto non solo Sandra ma anche Claudia e me... ; amorevole ed efficiente l'assistenza di cui Sandra ha potuto beneficiare sino al suo ultimo respiro e costanti le preghiere a lei dedicate da parte di tanti amici, conoscenti, gruppi e comunità religiose : tutto ciò che si poteva sperate per un buon accompagnamento di fine vita c'e' stato...eppure rimangono il dispiacere e l'amaro in bocca per una condizione di malattia che Sandra non e' mai riuscita ad accettare e per la paura e l'angoscia che hanno accompagnato Sandra in questi suoi ultimi 3 anni, impegnandola a tempo pieno in una affannosa ricerca di ... mezzi per allungare la vita, spesso anche a discapito della necessaria attenzione da dedicare alla QUALITÀ della vita stessa.
Ora con il blu del cielo sopra la testa e la terra rossa che penetra  in ogni poro della pelle, sono tornata "full immersion" alla routine di persone malate e disabili bisognose di assistenza dei villaggi del Malawi, senza molto spazio per "lasciar decantare" quei 20 giorni cosi' indelebilmente stampati nella mente e nel cuore.
Come pensavo mancano all'appello alcune delle persone che avevo salutato prima della mia partenza per l'India : 9 quelle che ci hanno lasciato in questo mese di luglio e dai famigliari di alcune di loro sono andata in segno di condivisione e partecipazione al lutto... ; riconoscenti e dignitosi nel loro dolore mi raccontano come siano stati gli ultimi momenti di vita dei loro cari e prima di congedarci non mancano di invitare me ed Emmanuel a proseguire con altre persone la medesima assistenza che era stata riservata ai loro congiunti : non le "sento" frasi retoriche o di circostanza e per questo mi commuovono...
E, come a voler seguire alla lettera le loro indicazioni, Emmanuel ed io ci ritroviamo nella capanna di Elisa, trent'anni,  4 figli ed un carcinoma esofageo in stadio avanzato : inutili le farine proteiche da sciogliere in acqua, ennesimo dono di Sandra... Niente, nemmeno l'acqua appunto, riesce ormai a farsi strada lungo l'esofago di Elisa.
Come sempre mi accade nel buio delle capanne, fatico, guardando il corpo di Elisa, a riconoscere dove siano la testa e dove i piedi : nessuna voce in risposta al mio saluto e alle mie domande mi da una mano per capire dove dirigere lo sguardo. I famigliari sopraggiunti dopo pochi istanti con una torcia dalle batterie  quasi completamente scariche, portano poca luce su uno scheletro ricoperto di pelle avvolto in una coperta, sicuramente piu' pesante delle ossa che va a coprire... Sono loro a spiegarmi che da 5 giorni Elisa non e' piu' in grado di deglutire nulla e che dall'ospedale di Mangochi e' stata dimessa con la sola indicazione di recarsi nel piu' vicino centro di salute per ricevere dei liquidi in vena ; purtroppo a Namwera non si e' riusciti a reperire alcun accesso venoso e cosi' Elisa si limita a respirare aspettando che...arrivi l'ultimo respiro... ; miracolosamente non c'e' nessuna ulcera da decubito su quel corpicino minuto e forse per questo o forse per il rifiuto di stare a guardare una morte per fame e disidratazione provo, in realta' con ben poca speranza, a cercare una vena ; chiedo ad Emmanuel di fare luce col suo cellulare e senza alcuna pretesa ed armata di pazienza mi siedo accanto ad Elisa, picchiettando qua e la mani ed avambracci sotto lo sguardo attento di Alinafe, 4 anni, la piu' piccola dei figli di Elisa, alla quale spiego sorridendo quello che sto facendo. Alinafe rimane in silenzio ma non abbandona la sua postazione...e non mi perde di vista un solo istante... : al secondo tentativo la vena viene incannulata e, avendo a disposizione solo una fisiologica da 250 ml., corro al vicino orfanotrofio di Namwera per chiedere in prestito delle glucosate; quando acqua e zucchero entrano in circolo Elisa torna a "brillare di luce propria", contempla con gli occhi finalmente spalancati la sua Alinafe e con una voce che credevo non avesse piu' mi chiede un analgesico che calmi il suo dolore toracico.
Da una settimana sto andando da Elisa 2 volte al giorno e la serenita' che provo ad ogni visita e' qualcosa che non so spiegare. Qualche giorno fa le ho chiesto se le avrebbe fatto piacere la visita domiciliare di un imam cosi' che anche lo spirito e non solo il corpo ricevesse un po' di nutrimento e a rispondermi e' stato il suo sorriso prima ancora delle sue parole.
Elisa ha imparato a ricevere quello che la vita riserva...senza coltivare rancore e tristezza : il quotidiano di stenti e fatiche, la povertà, la fame e, ora, la malattia abitano i suoi ricordi come pure il suo presente senza tuttavia che siano lamentele e tensioni a fare da padroni ma, al contrario, lasciando che siano la meraviglia, la gratitudine, l'entusiasmo e la fiducia nella vita a tenerle compagnia sino all'ultimo dei suoi giorni.
Se e' vero che stando con lo zoppo si impara a zoppicare
... e' qui che voglio stare... qui dove ogni giorno imparo che ogni crepa, fessura o breccia e' un lasciapassare di luce, sempre..."

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